† 1916: Gozzano

E' il "mal sottile", ovvero la tubercolosi, a portarsi via a 32 anni, dopo averlo perseguitato per quasi un decennio, il nostro più grande poeta crepuscolare, Guido Gozzano. 

Egli si spegne a Torino, in via Cibrario 65, l'ultima delle case sempre più anguste in cui era costretto a trasferirsi per adattarsi a una situazione economica sempre meno florida.




E' un giorno d'agosto del 1916, e mentre nel caldo torrido la città esulta per la presa di Gorizia, Gozzano, assistito dalla madre e dall'amico frate Mario Dogliotti, esala il suo ultimo respiro attraverso queste parole: «Sono ben fortunato io! Muoio nel mio letto, mentre tanti giovani muoiono in trincea, lontani dalla casa e dalla mamma».


Il suo corpo viene tumulato nella tomba di famiglia, nel cimitero di Agliè, nel torinese. 


Trentacinque anni dopo, il 7 settembre nel 1951, viene spostato nella cappella di famiglia, all'interno della chiesa di San Gaudenzio, attigua al cimitero. La penna del giornalista Franco Antonelli ci permette di seguire, su una pagina de "La Nuova Stampa", la cronaca della traslazione.



La nuova lapide, dettata per l'occasione da Carlo Calcaterra, evocando i titoli delle due raccolte poetiche di Gozzano, recita: «Ha qui pace | Guido Gozzano | che nel suo Canavese | ha trovato la via del rifugio | e nei colloqui con gli uomini | salì purificato a Dio».







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